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Nel greco antico il termine Zoé (ζωή) indica vita, anche se esistono tre sostantivi che ne rendono il significato: zoé (ζωή), bìos (βίος) e psyché (ψυχή).
Con Aristotele l’opposizione tra i due termini zoé e bìos diventa spunto di riflessione filosofica per distinguere tra vita naturale ed esistenza politica, tra uomo come essere vivente e uomo come soggetto politico.
Nel mondo greco-romano Zoé indicava il concetto universale della vita, il “principio della vita” comune a tutti gli esseri viventi; nel Nuovo Testamento il termine viene utilizzato per riferirsi alla “vita eterna”.
Zoé indica la “vita qua vivimus” ossia quella che è l’essenza della vita, la vita naturale, proprietà dell’essere vivente, vita in opposizione a morte; è la vita animale che si immedesima con il ciclo naturale, quella che noi condividiamo con il mondo della flora e della fauna e che corrisponde alla dotazione soggettiva che gli aristotelici chiamavano “anima vegetativa e sensitiva”. L’uomo che vive la sua zoé è quell’individuo che appartiene ad una data specie, che ha un corpo da nutrire e che è sottoposto a tutte le necessità che riguardano i viventi, compresa la morte. Egli condivide con i vegetali la generazione, la nutrizione e la crescita, e con gli animali le attività percettive e lo spostarsi da un luogo all’altro.
Bios é la “vita quam vivimus” ossia la vita qualificata, di qualsiasi genere che ha un inizio e una fine; è qualcosa di diverso e riguarda tutte le facoltà superiori dell’uomo. Si tratta di una vita orientata agli obiettivi liberamente scelti dalla ragione che fanno dell’esistenza della persona qualcosa di unico e irripetibile e quindi avente un valore proprio e irriducibile a quello della specie. Il bìos è la vita che l’uomo conduce nel diritto e nella libertà. La dotazione spirituale – conferita alla persona dal solo fatto di essere uomo e di cui la ragione e le altre suddette facoltà superiori sono manifestazioni ed espressioni più o meno evidenti – è condizione e garanzia del bìos. Proprio perché la vita umana, pur essendo in parte zoé, la trascende e diventa bìos, acquisisce un valore assoluto che esclude ogni intervento teso ad appropriarsene e/o a manipolarla.
All’uomo insomma appartiene ogni decisione sul come vivere, perché il valore del suo essere in vita non dipende dalla sua volontà.
In Bios eZoé l’artista vuole esaltare l’energia primordiale e porre l’attenzione sull’attesa e sulla speranza della nascita di una nuova vita data dalla presenza di tre uova, due all’interno del nido e uno all’esterno, realizzate in bronzo dorato con quarzi citrini ed ametiste.
Pini osserva continuamente gli elementi naturali che concorrono alla formazione del micro e del macro cosmo e realizza delle opere che sembrano essere frutto di processi naturali e non della mano dell’artista.
Chiara Innocenti